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Questa sera (29 giugno) in aula consiliare alle 21:00 presenteremo il documentario “giù le mani dalle officine”, documentario girato durante lo sciopero delle officine di Bellinzona nel 2010.

Dopo la serata di venerdì scorso, durante la quale è stato presentato il libro su Pomigliano, vogliamo portare un altro esempio di lotta di operai in difesa del loro posto di lavoro.
Sarà una serata che, grazie alla capacità comunicativa delle immagini, renderà molto bene l’idea di cosa voglia dire per i lavoratori resistere alle pressioni e portare avanti uno sciopero per così lungo
tempo.
Nel documentario si vedrà l’arroganza con la quale si vuole togliere il lavoro a centinaia di persone.
Si vedrà la dignità con la quale hanno risposto i lavoratori, le loro difficoltà, le loro aspettative, la loro crescita nell’affron-tare la situazione.
Si vedrà l’ambiguità del sindacato ed, ancora una volta, la forza di questi lavoratori nell’imporre a chi li dovrebbe rappresentare le loro decisioni.
Si vedrà la solidarietà di una comunità che si stringe attorno a questi lavoratori, che solidarizza con loro, che li appoggia e li aiuta economicamente.
Si vedranno politici (locali e non) costretti a confrontarsi con le proposte dei lavoratori in sciopero.
Dopo la visione del documentario interverranno Gianni Frizzo, che è stato uno dei dirigenti di questo sciopero, e Paolo Grassi della CGIL Lombardia.
L’esperienza della lotta delle Officine FFS del marzo 2008 ci ha insegnato molto. Innanzitutto che non tutto è come appare a prima vista. Quelle che sembravano misure “inevitabili” (la chiusura di
fatto dell’Officina) si sono rivelate assolutamente non necessarie; e quella che era un’azienda che doveva sparire oggi continua non solo a funzionare, ma anche ad assumere, con prospettive di
ulteriore sviluppo.
Abbiamo poi imparato, sempre nella stessa occasione, che le cose possono cambiare solo se a
prendere in mano la situazione sono le persone toccate dai problemi. Nel nostro caso è stato necessario che i lavoratori dell’Officina si organizzassero, si mobilitas-sero, dicessero un chiaro, tondo e motivato “No!” alle proposte delle FFS.
Ma il problema dell’Officina è diventato anche un problema di tutta una regione, di una società che chiedeva, e chiede, non di smantellare posti di lavoro, ma di crearli; non di peggiorare le condizioni di lavoro, ma di migliorarle; non di diminuire i salari, ma di mantenerli e migliorarli.
La solidarietà popolare che si è espressa nella partecipazione quotidiana alla Pittureria, nelle manifestazioni, nel genero-so sostegno finanziario, ci ha fatto capire che vi è una parte importante della Svizzera Italiana, della sua popolazione, che ha ancora speranza in un futuro dignitoso per chi lavora e che è pronta a battersi per questo.
(dal sito: http://giulemani.ch/)
 
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